Navi ONG nel Mediterraneo: quante e quali sono

In questi giorni si continua a parlare incessantemente dell’attività delle Navi ONG nel Mediterraneo, tra salvataggi di migranti e rispetto delle nuove norme di comportamento che sono state previste dal governo. Ma quante sono le navi che attualmente operano in mare? 

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Come affermato anche dalla Guardia Costiera, il supporto delle navi ONG nel Mediterraneo per poter intervenire nelle operazioni di soccorso dei migranti, è indispensabile. Soprattutto nelle ultime settimane – dopo l’approvazione del codice di condotta da parte del governo Meloni, che ha inserito delle rigide norme da rispettare nel momento in cui ci si trova in mare – le polemiche sulle navi ONG non sono mancate.

Ma quali sono le navi ONG che presidiano quotidianamente il Mediterraneo? Secondo uno degli ultimi “censimenti”, che risale alla fine del 2022, dovrebbero essere circa 16 le navi che operano, posizionandosi al largo delle coste africane e intervenendo prontamente nel caso di situazioni di pericolo o nel caso di avvistamenti di naufraghi.

Navi ONG: come operano nel Mediterraneo

A fine 2022, quindi, erano 16 le navi ONG che si occupano dei soccorsi in mare aperto. Tra le questioni più dibattute c’è anche quella del paese di appartenenza: secondo l’ultima ricognizione, infatti, erano ben 8 le ONG che battevano bandiera tedesca e solo una quella italiana. Questo è stato un nodo importante anche nel momento in cui è stato emanato il codice di comportamento per le navi, che d’ora in poi saranno tenute ad accettare come punto di sbarco il porto che gli verrà assegnato dalle autorità.

Il Mediterraneo, inoltre, è presidiato anche dagli aerei: a novembre 2022 erano cinque quelli che si occupavano di “sorvegliare” le aree del Mediterraneo più a rischio, come quella immediatamente vicina alle coste della Libia, da cui provengono il maggior numero di imbarcazioni, spesso in condizioni precarie.

Qualsiasi salvataggio venga effettuato e qualsiasi operazione venga svolta, tutto avviene seguendo le regole della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare – che prevede l’obbligo di prestare soccorso “in condizioni di pericolo” – e sempre sotto il comando della Guardia Costiera e del Maritime rescue coordination centre (Mrcc).