ONG nel Mediterraneo: Piantedosi vuole fermarle

Il Ministro dell’Interno Piantedosi è tornato a parlare dei flussi migratori e della questione legata ai salvataggi in mare effettuati dalle navi ONG che operano per cercare di salvare vite nel Mediterraneo. Come spiegato, l’obiettivo del governo è chiaro: cercare di fermare i migranti e, di conseguenza, bloccare anche il fenomeno delle navi ONG. 

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Nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Bologna, il Ministro dell’Interno Piantedosi è tornato a parlare di uno dei temi più importanti d’attualità: i migranti e i salvataggi effettuati nel Mar Mediterraneo dalle navi ONG, che da qualche settimana sono sottoposte al codice di comportamento che è stato approvato nel decreto sicurezza emanato dal governo.

Piantedosi ha spiegato che le iniziative prese dal governo sono tutte orientate a “circoscrivere e limitare il fenomeno” migratorio alla fonte. Vanno in questa direzione anche gli incontri bilaterali organizzati insieme al Ministro Tajani con paesi come Turchia e Tunisia, importanti punti di snodo per il transito dei migranti.

Piantedosi: nuove dichiarazioni sulle ONG

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E ovviamente non poteva mancare un riferimento anche all’attività delle navi ONG nel Mar Mediterraneo, che d’ora in avanti dovranno richiedere di approdare al porto più vicino, indicato dal governo stesso in base alla posizione della nave e alle disponibilità di accoglienza da parte del territorio italiano. Piantedosi, su questo punto, è stato molto chiaro:

Confido che a Ravenna non tocchi più, così come per le altre località perché quanto prima il fenomeno si limiti o addirittura si estingua. Le decisioni di far arrivare le navi in Romagna o ad Ancona sono state prese perché la congestione della complessiva logistica degli arrivi c’è soprattutto in Sicilia e in Calabria, e questo ha fatto sì che ragionassimo su una distribuzione su tutto il territorio nazionale.

Il Ministro dell’Interno, quindi, ha indicato senza mezzi termini uno degli obiettivi prioritari del governo: cercare di fermare da un lato il flusso dei migranti lavorando in collaborazione anche con i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, e cercare di limitare dall’altro lato anche l’attività delle navi ONG che operano in mare aperto.