Migranti e ONG: le ultime implicazioni legislative
Quello tra ONG, migranti e governi locali è un rapporto complicato e regolato da diverse disposizioni in materia. L’ultimo decreto, emanato dal governo italiano con l’intenzione di dare un freno all’attività delle navi ONG nel Mediterraneo, è solo il punto di arrivo di una situazione a lungo trascinata da Europa e Africa: vediamo insieme gli ultimi passi in materia di legge che sono stati compiuti.
La situazione dei migranti nel mar Mediterraneo ha portato ad una continua necessità di regolamentare anche il rapporto tra governi e ONG: ma quali sono le ultime implicazioni in materia di legge che si possono riscontrare. Il decreto sicurezza, all’interno del quale è stato previsto un codice di comportamento per le navi ONG che operano nelle acque del Mediterraneo, è al centro di tantissime polemiche, ma è solo l’ultimo step di un percorso tortuoso.
La gestione delle operazioni di salvataggio e soccorso è sempre più complicata per le navi ONG: la Sea Watch è tornata in mare nell’ultimo periodo dopo un blocco di alcuni mesi, complici proprio i fermi arrivati dai governi oltre che le cause risapute legati ai costi gestionali di un’attività umanitaria e solidaristica che comporta un esborso economico non indifferente.
Navi ONG: le leggi in vigore
Con il codice di comportamento emanato dal governo italiano prima di tutto si prevede lo stop al “trasbordo” dei naufraghi, a meno che non venga richiesto in maniera esplicita dalle autorità della zona denominata SAR – Search and Rescue – nelle aree dove è obbligatorio prestare soccorso. Nel caso contrario, quindi, sono impediti i passaggi di migranti da una nave all’altra in mare: una situazione che porta le navi ONG a non poter compiere più di un salvataggio alla volta in mare.
Dopo aver effettuato il salvataggio le navi ONG sono tenute a raggiungere il porto più vicino “senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso”. Nel caso in cui le disposizioni non vengano rispettate, le navi ONG vanno incontro a pesanti sanzioni sul piano pecuniario, con multe che si attestano dai 10mila ai 50mila euro, oltre alla confisca dei beni e alle responsabilità da accertare per il comandante e l’armatore.