Terzo Settore in evoluzione: i cambiamenti dopo la riforma
In una società sempre più frammentata, con sempre maggiori difficoltà legate alla povertà, ai disagi sociali, ai bisogni educativi e assistenziali, il terzo settore rappresenta un ambito che acquisisce sempre maggiore importanza. Ma quali sono i cambiamenti in atto in questo settore? Scopriamo insieme cosa è cambiato dopo la riforma.
Chi sono e che cosa fanno gli enti del Terzo Settore? Sono enti costituiti senza scopo di lucro, che hanno come fine ultimo non quello della divisione degli utile e del capitale tra i soci, ma il perseguimento di finalità civiche oppure di utilità sociale. Questa è la definizione che si trova alla base di ogni organizzazione e ente che operano nell’ambito del Terzo Settore.
I principi, le finalità e le regole del Terzo Settore sono state stabilite dalla riforma introdotta con il Decreto Legislativo 117/2017. La nuova disciplina ha previsto nuove regole, dal punto di vista fiscale, gestionale e organizzativo, che ha portato ad una revisione importante dell’ambito di operatività degli enti iscritti in questa categoria.
Terzo Settore: i cambiamenti
Secondo quanto riportato dalla Riforma, le ONLUS, una volta iscritte al Registro Unico del Terzo Settore, dovranno cambiare la propria denominazione scegliendo una delle forme che viene inserita come potenziale inquadramento giuridico: ODV (organizzazione di volontariato), APS (associazione di promozione sociale), o altro ente tra quelli che vengono indicati all’articolo 4 del decreto legislativo con cui è stata avviata la riforma.
Le associazioni che operano nell’ambito del Terzo Settore, quindi, stanno decidendo come potersi muovere in questo contesto di riferimento: rimanere semplicemente associazioni non profit, oppure adeguarsi al Registro e sottostare alle implicazioni che ne seguono. Per tutto il 2023 potranno rimanere in una fase che consentirà loro di decidere l’ambito in cui inserirsi: successivamente si segnerà il cambiamento definitivo per il Terzo Settore.