Processo Open Arms: Matteo Salvini attacca la ONG
Matteo Salvini sarà chiamato di nuovo a processo sul caso Open Arms. L’ex ministro dell’Interno ha già dichiarato la sua linea di difesa, che prevede la presentazione di nuovo materiale – documenti e video – che sarebbero in grado di attestare le responsabilità dell’ONG nel salvataggio dei 107 migranti che è passato alla cronaca.
Si rafforza la difesa di Matteo Salvini nel processo Open Arms. L’ex ministro dell’Interno, dopo aver annunciato che prenderà parte fisicamente all’udienza nell’Aula Bunker dell’Ucciardone di Palermo, è pronto a passare al contrattacco, presentando dei documenti – materiale informativo e video – in cui si attestano le responsabilità dell’ONG nel salvataggio dei 107 migranti che è ormai diventato noto.
“Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”, ha scritto Matteo Salvini su Twitter. A queste dichiarazioni sono seguite quelle dell’avvocato Giulia Bongiorno, che ha comunicato che lunedì presenterà una denuncia in sei procure della Repubblica, tra cui anche Palermo e Roma. Sul tavolo un’informativa su cui non si è mai fatto chiarezza e che attesterebbe come reali i sospetti di Salvini sull’operato della ONG.
Open Arms: nuove informazioni sull’ONG
Secondo quanto riportato da Giulia Bongiorno, i sospetti di Matteo Salvini “erano già stati evidenziati in una serie di riunioni e addirittura erano stati condensati in un’informativa che non è mai stata approfondita”. La dose è stata rincarata proprio dall’ex ministro dell’interno che ha voluto sottolineare come, in presenza di questi documenti, probabilmente il processo non sarebbe mai iniziato.
Si parla di materiale informativo – tra cui anche immagini e video – che attesterebbero come non fu casuale il salvataggio del barcone dei 107 migranti da parte di Open Arms.
Matteo Salvini è chiamato a rispondere dei reati di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio perché, subito dopo l’effettuazione del salvataggio, si rifiutò di far scendere i migranti sulle coste italiane, negando l’approdo alla Open Arms. Secondo la difesa, l’informativa sull’operato della ONG potrebbe però cambiare le carte in tavola, dimostrando che l’ex ministro dell’interno potrebbe aver avuto ragione nell’intraprendere quella strada.