Volontariato, i dati segnalano un calo: cause e soluzioni

Dal 2015, secondo quello che riporta l’ISTAT, c’è stato un calo consistente per quello che riguarda la popolazione di volontari che scelgono di dedicare una parte del proprio tempo libero a necessità solidali e altruiste. Quali sono le ragioni di una situazione che potrebbe portare ad un’emergenza nel settore? 

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Il settore del volontariato sta affrontando una crisi negli ultimi anni, dovuta alla mancanza di persone che decidono di dedicare parte del proprio tempo libero a cause solidali. Quella che potrebbe essere presto un’emergenza per il terzo settore è oggetto di analisi e studi, sia per cercare di capire le cause che hanno portato a questa situazione, sia per provare a trovare una soluzione.

Stando a quanto dichiarato dal professore dell’Università Cattolica di Milano, Luca Pesenti, negli anni ’80 c’è stato un momento in cui i cittadini si sono lentamente liberati della “pressione” dello Stato e hanno iniziato con impegno e dedizione a darsi da fare per gli ideali sociali. Ad oggi, con la globalizzazione, c’è stata una conseguenza prevedibile che ha impattato molto nel terzo settore: quella dell’aumento dell’individualismo. 

Volontariato e globalizzazione: cosa è cambiato?

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Secondo il pensiero del professor Pesenti (che ha ricordato come i dati ISTAT riportino un calo del 15% del numero dei volontari a partire dal 2015 fino ad arrivare ad oggi), la spinta alla globalizzazione ha dato vita ad una società sempre più individualista, a prescindere dal fatto che lo Stato sia aperto economicamente oppure no:

Lo sviluppo della globalizzazione ha avuto un impatto negativo sulla società […], ha portato ad una spinta individualista, un modello di consumo insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

Quale potrebbe essere, quindi, la soluzione per tornare a valorizzare l’impegno sociale e la coesione? Secondo quanto dichiarato dal professor Pesenti, bisogna decisamente invertire la rotta:

Bisogna interrogarci sul bene comune, non chiedendo allo Stato di farsi da parte, ma di fare la sua parte, in maniera efficiente, non burocratica, senza legare le mani alla società.